Psicologia scolastica, psicologia per linsegnamento

Tips for teachers #1


Quest’anno ho avuto l’onore di essere docente per il corso di PSICOLOGIA PER L’INSEGNAMENTO presso l’Università degli studi di Trieste.

Questa esperienza mi ha permesso di entrare in contatto e confrontarmi in un contesto nuovo con i futuri docenti e con quelli che già svolgono questa professione.
Uno dei temi che ha destato (inaspettatamente) un certo stupore è quello relativo alla “FATICA DELL’APPRENDIMENTO“.
Ebbene si, apprendere non è un processo indolore e in un’epoca in cui le difficoltà di apprendimento (a varie eziologie) sono un tema centrale, mi sembra doveroso soffermarmi su questo delicato tema e condividerlo con tutti coloro che, in diversi ruoli, si occupano di formazione a bambini, adolescenti e non solo.
Partiamo da un dato fondamentale: l’apprendimento avviene necessariamente all’interno di una RELAZIONE!

Non esiste pertanto apprendimento senza relazione e questo è un dato molto spesso sottovalutato.


Ma procediamo con ordine.


Le FUNZIONI COGNITIVE superiori sono infatti strettamente connesse con le quelle EMOTIVE e quindi impossibile promuovere un apprendimento senza conoscere COSA ACCADE AL LIVELLO EMOTIVO nello studente. E’ importante dunque saper “leggere” la relazione ma
COME?
Cosa può fare un docente per aiutare i propri studenti?
ecco alcuni suggerimenti:


1) Ricordare sempre che l’apprendimento è un processo faticoso e a volte anche doloroso.


2) Quando apprende una persona si sta sempre confrontando con qualcosa di ignoto e diverso.


3) E’ importante che l’insegnante impari a riconoscere le PROPRIE EMOZIONI e quelle dei suoi STUDENTI.


4) L’insegnate è colui che aiuta gli studenti a VERBALIZZARE le emozioni, a tradurle in parole.


5) L’insegnate deve essere in grado di “guardare” e riconoscere le emozioni negative dello studente senza respingerle o esserne spaventato e aiutare lo studente a MODULARLE (es. capisco che questo compito non è facile, capisco che sei preoccupato per la verifica ma sono sicura che farai del tuo meglio).

Può sembrare poco ma in un epoca in cui siamo portati a FARE, a produrre, a raggiungere obiettivi e portare avanti programmi, soffermarsi a PENSARE l’emozione (e non a razionalizzarla!), concedergli uno spazio, le giuste parole e i propri nomi può davvero rappresentare l’enzima necessario per sostenere i ragazzi in un percorso di crescita e sviluppo che mai quanto nelle moderne generazioni, diviene difficile ed esposto a blocchi e vulnerabilità.

Per chi avesse voglia di approfondire questo argomento consiglio vivamente un libro di qualche anno fa ma, a mio avviso, di notevole attualità:

Blandino G., Granieri B.- La disponibilità ad apprendere. Raffaello Cortina Editore. 1995

#school #teacher #learning #grow up
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